Quando arrivò a Milano, Mauro Tassotti aveva venti anni e dei folti riccioli, nella valigia i ricordi di San Basilio, borgata romana dov’era nato e cresciuto, e un’esperienza alla Lazio tutto sommato positiva: arrivò sulla sponda rossonera dei Navigli in sordina, poi conobbe la milanesissima Antonella e con lei mise radici. Si sposarono nel 1986, lei aveva appena 21 anni, due anni dopo salutarono l’arrivo del primo figlio Niccolò, nel ’90 nacque Lucrezia, Tassotti il romano si trasformò nel “Tasso milanese” che con la maglia del Diavolo alla fine disputò quasi 600 partite ufficiali. Si ritirò nel primo giugno del 1997, giocando da centrocampista centrale con la morte nel cuore: a febbraio sua moglie venne sconfitta dal cancro a 32 anni, lui che di anni ne aveva 37 si ritrovò vedovo ed ex calciatore. Fu adottato dalla famiglia milanista, un paio di mesi di inattività, quindi ad agosto era già sulla panchina della formazione Primavera.
Coi giovani rossoneri vinse due Tornei di Viareggio, poi dopo una breve apparizione sulla panchina della prima squadra in sostituzione di Zaccheroni, dal 2001 divenne il vice di Carlo Ancelotti. E poi di tutti i (pochi) tecnici che si sono succeduti a Milanello: Leonardo prima, Allegri poi, infine Seedorf (ma contro lo Spezia, in Coppa Italia, prima dell’arrivo dell’olandese ha avuto la soddisfazione di sedere in panca senza nessuno accanto). In questi giorni Mauro Tassotti è sulla crociera milanista in giro per il Mediterraneo griffata MSC (dove tra gli altri ci sono anche Barbare Berlusconi, Franco Baresi e Andrea Poli), ieri ha parlato in una improvvisata conferenza stampa del rischio di lasciare Milano e Milanello dopo 34 anni di fedele servizio presso il club rossonero. Il motivo? L’incompatibilità con Clarence Seedorf:
“Sono stato molto vicino a lasciare il Milan. Mi era stato detto che sarebbe arrivato un nuovo staff e che io non ne facevo parte. Avevo detto ad Allegri che lo avrei seguito ma poi ho deciso di rimanere. Il rapporto con Seedorf? E’ stato un rapporto non facile. Ma sono cose passate ed è inutile parlarne. Non ha ancora parlato lui, non ha parlato la società. Io ho cercato di comportarmi con lui nel modo migliore mettendomi a sua disposizione. Ma per essere collaborativo devi anche sentirti a tuo agio e in quel periodo non stavo bene in panchina né a Milanello”.
Ora è in rampa di lancio Filippo Inzaghi che ha subito contattato il fido Mauro; sarà lui ad affiancare super Pippo sulla panca milanista. Su quella classica, non la postazione rialzata e isolata fatta montare da Seedorf e su cui Tassotti si accomodava con un po’ di imbarazzo:
“Ho sempre fatto fatica a lasciare questa società, ho parlato con Inzaghi e con il club e ho deciso di rimanere. Pippo può portare il suo entusiasmo, ha grandi conoscenze. Ha fatto due anni nel settore giovanile. Vive di calcio da sempre 24 ore su 24 ma poi ci sarà la prova del campo. Pippo secondo me ha tutte le qualità per fare bene”.
E, con Tassotti come trait d’union, i tifosi rossoneri possono stare un po’ più tranquilli.
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